Dagli Stati Uniti un segnale chiaro: l’integrazione torna al centro delle politiche migratorie

Il recente documento programmatico pubblicato dalla Heritage Foundation, intitolato Mandate for Leadership 2025 – The Conservative Promise, rappresenta una svolta culturale e politica che va ben oltre i confini americani.

Non si tratta soltanto di un piano operativo in vista di un’eventuale futura amministrazione repubblicana, ma di una visione complessiva della società e dello Stato che rimette al centro il concetto di sovranità, appartenenza e responsabilità individuale. Il tema dell’immigrazione, in particolare, viene trattato non più come una questione di accoglienza, ma come una questione di coerenza sociale e sicurezza nazionale. Il documento propone di superare i meccanismi generalizzati di ammissione e di protezione, privilegiando invece una selezione fondata su criteri di integrazione effettiva, utilità economica e adesione ai valori fondamentali della comunità ospitante.

In questa prospettiva, la Heritage Foundation afferma apertamente che il sistema migratorio americano deve tornare a essere meritocratico e controllato, abbandonando la logica della “chain migration” e delle lotterie per la diversità, per puntare invece su chi dimostra di poter contribuire in modo concreto al progresso e alla stabilità della nazione.

È un cambio di paradigma che segna la fine di un modello di immigrazione inteso come diritto universale e l’avvio di una concezione nuova, fondata sul principio di appartenenza e di responsabilità reciproca tra individuo e Stato.

Questa visione, pur nascendo in un contesto diverso, presenta molte affinità con il paradigma europeo “Integrazione o ReImmigrazione”. Entrambi pongono al centro la necessità di distinguere tra chi si integra e chi rifiuta di farlo, tra chi condivide valori, lingua, lavoro e regole della società ospitante e chi invece ne resta estraneo. L’integrazione, in questa logica, non è un concetto astratto o retorico, ma la misura concreta della volontà di appartenere. Da essa deve derivare la legittimità del diritto a rimanere.

Il modello americano e il paradigma proposto da Integrazione o ReImmigrazione convergono nell’idea che l’immigrazione debba fondarsi su criteri di integrazione reale e partecipazione attiva. Ciò che cambia è l’accento: mentre negli Stati Uniti l’attenzione è rivolta alla funzionalità e alla produttività sociale, il paradigma europeo in via di elaborazione pone al centro l’equilibrio tra coesione comunitaria, diritti fondamentali e responsabilità individuale, riconoscendo dignità anche ai percorsi di rientro assistito.

La convergenza tra questi due approcci dimostra che il tempo dell’immigrazione indiscriminata sta finendo.

I grandi paesi occidentali, seppure con strumenti diversi, stanno riscoprendo l’importanza di un principio semplice ma decisivo: l’appartenenza non è automatica, ma si conquista attraverso la partecipazione, la conoscenza e il rispetto delle regole.

È in questo passaggio che il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” trova la sua piena attualità.

Perché non propone una chiusura, ma una scelta: quella tra l’essere parte di una comunità o il tornare, con dignità e sostegno, nel proprio paese d’origine.

Un principio che, oggi più che mai, appare destinato a definire il futuro dell’Europa tanto quanto quello degli Stati Uniti.

Avv. Fabio Loscerbo – Avvocato e Lobbista (ID Registro per la Trasparenza UE: 280782895721-36)

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