Il fenomeno “maranza”: denuncia di un sistema allo sbando e necessità di un nuovo paradigma

1. Descrizione del fenomeno

Il termine “maranza”, di origine gergale, indica giovani – spesso di seconda generazione con origini nordafricane – che ostentano comportamenti esibizionistici, provocatori e trasgressivi, con tratti ricorrenti come l’uso di linguaggio volgare, l’abbigliamento vistoso e atteggiamenti minacciosi.

Nel giugno 2025, una serie di episodi verificatisi in diverse città italiane ha riportato con forza l’attenzione su questo fenomeno. Le segnalazioni più preoccupanti provengono da Verona, dove bande di adolescenti hanno lanciato veri e propri appelli allo scontro, invitando allo scontro con gli ultras locali e annunciando nuove “chiamate” per l’11 giugno:

2. La prova audiovisiva: i video TikTok

A documentare la gravità del fenomeno vi sono anche video diffusi su TikTok, alcuni dei quali sono stati salvati per uso documentale e giuridico. In particolare:

  • Un video mostra un gruppo di giovani che incita pubblicamente allo scontro con i tifosi scaligeri, urlando slogan di stampo intimidatorio e invocando la violenza fisica.
  • In un secondo video, uno dei partecipanti lancia una minaccia esplicita e diretta: «stavolta veniamo anche per le vostre figlie», con un linguaggio che trascende l’intimidazione e sconfina in una minaccia sessuale di natura collettiva, lesiva della sicurezza pubblica e dei diritti fondamentali.
  • Un terzo filmato riprende scene di esibizione e provocazione ostentata, con toni di sfida e una retorica di occupazione del territorio urbano da parte di un gruppo etnicamente connotato, che rifiuta apertamente le regole della convivenza.

Questi contenuti, apparentemente “virali”, rivelano in realtà una strategia di costruzione dell’identità attraverso la sfida all’autorità e la glorificazione della forza, in un contesto dove il controllo istituzionale appare completamente assente.

3. Fallimento del sistema attuale

3.1. Impunità e risposta inadeguata

Le autorità si limitano a dichiarazioni generiche e a controlli estemporanei. Nessun presidio stabile, nessuna strategia coordinata. L’effetto? I protagonisti di queste “chiamate” si sentono intoccabili e agiscono in piena luce, davanti a telecamere e passanti.

3.2. Disintegrazione educativa

L’assenza di una cultura condivisa e di un’autorità educativa riconosciuta produce individui scollegati dal contesto in cui vivono. La scuola abdica, le famiglie non riescono, i servizi sociali tacciono.

4. Il ritorno delle ronde: sintomo e non soluzione

La reazione spontanea di alcuni cittadini, che organizzano ronde nei quartieri o presidiano le stazioni, è l’inevitabile conseguenza di un vuoto istituzionale. Tuttavia, come segnalato anche a Monza:

questo tipo di risposta è pericolosa e inaccettabile in uno Stato di diritto: rischia di degenerare in giustizia sommaria o scontro etnico.

5. Serve un nuovo paradigma: integrazione o ReImmigrazione

Il sistema attuale ha fallito. Serve un paradigma giuridico e politico nuovo, che superi l’ideologia permissiva e affronti i fatti con lucidità:

  • Integrazione come obbligo concreto, verificabile attraverso scuola, lavoro, rispetto delle leggi.
  • ReImmigrazione come conseguenza, per chi viola sistematicamente le regole, rigetta i valori costituzionali, pone in pericolo la sicurezza pubblica o persiste in condotte antisociali.

Solo così si potrà garantire:

  • Sicurezza per tutti, italiani e stranieri realmente integrati.
  • Dignità alle istituzioni.
  • Responsabilità a chi vive sul territorio.

6. Conclusione

Il “maranza” non è folklore urbano, ma manifestazione di un disagio degenerato in minaccia.

I video parlano chiaro. Le parole usate – minacce, sessismo, inviti allo scontro – sono inaccettabili in un Paese civile. Il tempo delle scuse è finito.

Ora servono norme chiare, pene certe e un progetto sociale che dica, senza ambiguità: o ci si integra, o si torna indietro.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea
ID: 280782895721-36

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