Seconde generazioni e nuove radicalità: le avvisaglie di un problema che chiede un nuovo paradigma

Negli ultimi mesi, in diverse città italiane, si sono moltiplicati episodi di protesta, disordini o scontri urbani in cui sono stati coinvolti anche giovani di seconda generazione: ragazzi nati o cresciuti in Italia, figli di genitori stranieri, formalmente integrati nel tessuto sociale, ma ancora in bilico tra appartenenza e marginalità.

Dietro a questi episodi — spesso liquidati come semplice “devianza giovanile” o “problema di ordine pubblico” — si intravede invece qualcosa di più profondo: un vuoto identitario e sociale che rischia di trasformarsi, nel tempo, in terreno fertile per derive radicali o anarchiche. È il segnale che l’Italia, come l’Europa, ha bisogno di un nuovo paradigma: Integrazione o ReImmigrazione.

Le avvisaglie: quando la protesta diventa linguaggio dell’esclusione

A Bologna, lo scorso inverno, i giornali locali hanno parlato di “guerriglia in piazza” e di stranieri di seconda generazione tra i protagonisti degli scontri.

“Così gli stranieri di seconda generazione hanno ‘preso’ la piazza”, titolava Il Resto del Carlino nel gennaio 2025, descrivendo tensioni tra giovani e forze dell’ordine nel centro della città.
Fonte: https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/caos-guerriglia-stranieri-seconda-generazione-cpo2yy9t

A Milano, un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano dell’agosto 2025 ha raccolto testimonianze di ragazzi con genitori stranieri che si sentono “eternamente sospesi”:

“Non odio l’Italia, odio essere guardato come un criminale”, racconta un giovane intervistato, denunciando discriminazioni e disillusione rispetto alle istituzioni.
Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/31/non-odio-litalia-odio-essere-guardato-come-un-criminale-viaggio-tra-le-seconde-generazioni-di-milano-il-procuratore-per-loro-e-piu-dura-si-scontrano-con-la-disillusione/8096824

Sempre a Bologna, La Nuova Bussola Quotidiana ha messo in luce la commistione tra attivismo politico e tensioni etniche, citando la partecipazione di “immigrati islamici di seconda generazione” accanto a frange anarchiche e movimenti pro-palestinesi:
Fonte: https://lanuovabq.it/it/scontri-a-bologna-il-7-ottobre-dei-giovani-palestinesi-ditalia

Questi fatti — al di là delle semplificazioni mediatiche — delineano un quadro di giovani cresciuti in Italia ma rimasti ai margini del progetto d’integrazione.

Non più immigrati, ma non ancora cittadini pienamente riconosciuti. È in questo limbo che nascono identità “reattive”, dove la protesta diventa risposta alla frustrazione.

L’attivismo che si sposta verso i margini

Un’analisi pubblicata dalla rivista Il Mulino (“Giovani di seconda generazione e attivismo”) evidenzia come molti ragazzi con background migratorio trovino nella partecipazione politica e sociale uno spazio per affermarsi, ma anche quanto la mancanza di riconoscimento possa spingerli verso forme di militanza più radicale o antagonista.
Fonte: https://www.rivistailmulino.it/a/giovani-di-seconda-generazione-e-attivismo

La transizione dall’impegno civile alla contestazione estrema non è inevitabile, ma può emergere quando la società non offre strumenti di ascolto, rappresentanza e opportunità reali. È qui che si innestano le influenze dei movimenti anarchici contemporanei, spesso presenti nei centri sociali o negli ambienti digitali, dove l’antiautoritarismo si fonde con la rabbia generazionale.

Uno studio accademico recente — Anarchia nel Terzo Millennio (Università del Piemonte Orientale, 2024) — mostra come l’anarchismo moderno si sia trasformato in un insieme di pratiche fluide: mutualismo, azione diretta, ambientalismo, digital activism.
Fonte:https://unitesi.uniupo.it/handle/20.500.14238/3081

In questo quadro, le seconde generazioni trovano spesso un linguaggio politico che le accoglie più dell’istituzione pubblica.

Ma quando la protesta sostituisce l’integrazione, la frattura sociale diventa inevitabile.

Un problema di domani che si costruisce oggi

Quello che oggi si manifesta in piazza o sui social come protesta generazionale, domani può trasformarsi in un problema di sicurezza e coesione sociale.
Le cause non sono solo economiche o culturali: sono istituzionali.
Per anni, l’Italia ha gestito l’immigrazione come un fenomeno da “contenere” o “tollerare”, senza mai elaborare una visione chiara su cosa significhi davvero integrare.

Quando l’integrazione diventa un concetto astratto, privo di obblighi reciproci e di percorsi verificabili, il rischio è quello di creare una generazione sospesa, priva di appartenenza e di fiducia.

Non si tratta di criminalizzare la protesta, ma di comprendere che il disagio delle seconde generazioni è il prodotto di un modello incompiuto.

Serve un nuovo paradigma: Integrazione o ReImmigrazione

Il futuro richiede una scelta netta: non basta più gestire l’immigrazione, bisogna governare l’integrazione.
Il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” propone un approccio chiaro: chi si integra — lavorando, studiando, rispettando le regole e partecipando alla vita sociale — deve poter restare e diventare parte piena della comunità nazionale; chi invece rifiuta l’integrazione e sceglie di collocarsi ai margini deve rientrare nel proprio paese, secondo un principio di responsabilità reciproca tra individuo e Stato.

È un principio che non nasce da pulsioni punitive, ma da una logica di equilibrio: senza regole condivise e verificabili, non può esistere né cittadinanza né coesione.
L’integrazione deve essere obbligatoria e misurabile; la permanenza sul territorio non può prescindere da un reale percorso di inclusione.

Solo così si eviterà che le tensioni di oggi — nate nei quartieri, nelle scuole o nelle manifestazioni — diventino domani una frattura sociale irreversibile.

Conclusione

Le cronache di Bologna e Milano, le analisi de Il Mulino e le ricerche accademiche mostrano un segnale inequivocabile: non siamo di fronte a un’emergenza, ma a una tendenza.
Se l’Italia continuerà a ignorarla, la protesta delle seconde generazioni diventerà la prova del fallimento dell’integrazione.
Serve un nuovo paradigma, oggi, per affrontare ciò che domani potrebbe esplodere: integrazione o ReImmigrazione.

Fonti citate (link completi):

  1. Il Resto del Carlino – “Caos e guerriglia a Bologna: così gli stranieri di seconda generazione hanno ‘preso’ la piazza”:
    https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/caos-guerriglia-stranieri-seconda-generazione-cpo2yy9t
  2. Il Fatto Quotidiano – “Non odio l’Italia, odio essere guardato come un criminale”:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/31/non-odio-litalia-odio-essere-guardato-come-un-criminale-viaggio-tra-le-seconde-generazioni-di-milano-il-procuratore-per-loro-e-piu-dura-si-scontrano-con-la-disillusione/8096824
  3. La Nuova Bussola Quotidiana – “Scontri a Bologna, il 7 ottobre dei Giovani Palestinesi d’Italia”:
    https://lanuovabq.it/it/scontri-a-bologna-il-7-ottobre-dei-giovani-palestinesi-ditalia
  4. Il Mulino – “Giovani di seconda generazione e attivismo”:
    https://www.rivistailmulino.it/a/giovani-di-seconda-generazione-e-attivismo
  5. Università del Piemonte Orientale – “Anarchia nel Terzo Millennio” (Tesi di laurea, 2024):
    https://unitesi.uniupo.it/handle/20.500.14238/3081

Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID 280782895721-36

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