Il dossier riservato sull’immigrazione: come i servizi segreti italiani percepiscono il fenomeno

Di Fabio Loscerbo – Avvocato in materia di immigrazione e lobbista registrato (EU Transparency Register ID: 280782895721-36)

Sicurezza e immigrazione: un legame spesso sottovalutato

In Italia, il dibattito sull’immigrazione è troppo spesso limitato a una contrapposizione tra accoglienza e respingimento, senza approfondire il livello più delicato: quello della sicurezza nazionale. Eppure, i servizi di intelligence italiani lo monitorano costantemente, come confermato dalle relazioni annuali del DIS, dalle audizioni davanti al COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e dai dossier dell’AISI (Agenzia per la Sicurezza Interna).


Le relazioni del DIS: cosa dicono

Le relazioni pubbliche annuali disponibili sul sito del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica (SISR) segnalano regolarmente che i flussi migratori irregolari rappresentano un ambito di attenzione strategica. In particolare, viene evidenziato:

  • l’infiltrazione di reti criminali internazionali nelle rotte migratorie (Libia, Tunisia, Balcani);
  • la strumentalizzazione del fenomeno migratorio da parte di organizzazioni terroristiche;
  • il fallimento dei meccanismi di integrazione, che può creare sacche di marginalità sociale vulnerabili alla radicalizzazione.

Fonte:
Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2023
https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2024/03/Relazione-2023-SICUREZZA.pdf


Audizioni riservate e conferme politiche

Nel corso delle audizioni tenute dal COPASIR, i vertici dell’intelligence hanno confermato che le autorità italiane sono in possesso di informazioni dettagliate sulla natura dei flussi, inclusi:

  • i canali di reclutamento;
  • i costi pagati dai migranti alle organizzazioni criminali;
  • le modalità di sfruttamento nei Paesi di arrivo.

Fonte:
Resoconto stenografico audizione del Direttore generale del DIS, Ambasciatore Belloni – 18 aprile 2023
https://www.camera.it/leg19/126?tab=&leg=19&idDocumento=35&sede=&tipo=


Quando l’integrazione fallisce, la sicurezza vacilla

L’elemento più preoccupante – e meno discusso – è quello che collega integrazione e sicurezza. I servizi segreti italiani non parlano solo di “sbarchi” o “numeri”: segnalano la debolezza strutturale delle politiche di inserimento sociale, con particolare riferimento:

  • alla mancata conoscenza della lingua italiana;
  • al rifiuto di norme e valori costituzionali;
  • alla creazione di comunità chiuse e impermeabili.

In questo contesto, il paradigma proposto (“Integrazione o ReImmigrazione“) non è solo una strategia di inclusione, ma una risposta sistemica ai rischi segnalati dalle istituzioni.


ReImmigrazione: da principio sociale a strumento di prevenzione

Il modello “Integrazione o ReImmigrazione” propone un approccio in linea con quanto emerso nelle relazioni istituzionali: chi vuole restare deve dimostrarlo concretamente, attraverso:

  • l’acquisizione della lingua italiana;
  • la frequenza di percorsi formativi e civici obbligatori;
  • l’adesione esplicita ai principi della Costituzione;
  • la piena osservanza delle leggi italiane.

La permanenza sul territorio non può essere garantita a chi rifiuta ogni forma di integrazione o rappresenta un fattore destabilizzante per l’ordine pubblico e la sicurezza collettiva.


Conclusione

I servizi di intelligence italiani non indicano mai soluzioni politiche: si limitano ad analizzare i rischi. Ma il messaggio è chiaro: senza una regolazione rigorosa dell’integrazione, l’immigrazione si trasforma in un fattore di insicurezza.

Integrazione o ReImmigrazione” rappresenta oggi l’unica proposta coerente con queste analisi, offrendo una risposta giuridica, civile e democratica a una sfida complessa.

Commenti

Lascia un commento