Germania: quando i migranti diventano anti-migranti. Il paradosso che svela l’integrazione fallita

Di Fabio Loscerbo – Avvocato immigrazionista e lobbista registrato (EU Transparency Register ID: 280782895721-36)

In Germania, il dibattito sull’immigrazione ha prodotto negli ultimi anni un fenomeno paradossale. Secondo quanto riportato da Deutsche Welle (“Why one in four immigrants leaves Germany”, 2024) e WeaveNews (“Refugees for Remigration? When immigrants echo the far-right”, giugno 2024), alcuni cittadini con background migratorio hanno manifestato posizioni favorevoli a politiche di remigrazione selettiva, ovvero il ritorno nei Paesi di origine per determinati gruppi di stranieri.

Si tratta, a tutti gli effetti, di migranti o figli di migranti che assumono posizioni ostili verso altri migranti, invocando la necessità di tutelare la società tedesca da ulteriori arrivi o di distinguersi da coloro che – a loro dire – non si integrano.


Assimilazione reattiva: il riflesso di un’integrazione debole

Queste prese di posizione non rappresentano il risultato di un’integrazione riuscita, bensì il sintomo di un’integrazione incompiuta, superficiale o formalmente acquisita ma non sostanziale. In molti casi, la spinta a “prendere le distanze” dagli altri stranieri deriva da:

  • isolamento sociale,
  • percezione di marginalità culturale,
  • frustrazione esistenziale o lavorativa,
  • bisogno di legittimazione pubblica e differenziazione individuale.

Il risultato è una forma di assimilazione che non radica la persona nei valori democratici, ma la porta ad assumere posizioni iperadattive, reattive o talvolta ideologicamente radicali.


La proposta ReImmigrazione: un percorso obbligato, non facoltativo

La soluzione a questa distorsione non può essere né il silenzio né la tolleranza passiva.
Il paradigma della ReImmigrazione offre una prospettiva diversa:
non selettiva sul piano culturale, ma rigorosa sul piano della condotta civica.

Chi desidera restare in Europa, e in particolare in Italia, ha il dovere giuridico e morale di integrarsi.
L’integrazione è un obbligo, non una scelta discrezionale.

ReImmigrazione significa:

  • apprendere la lingua nazionale,
  • rispettare le leggi del Paese ospitante,
  • aderire ai principi costituzionali,
  • dimostrare concretamente volontà di inserimento.

Non è esclusione. È condizionalità civile.


Una lezione per l’Italia e per l’Europa

Ciò che oggi accade in Germania deve essere colto come un campanello d’allarme per tutta l’Unione Europea. Anche in Italia emergono, seppur episodicamente, segnali di disorientamento identitario tra giovani di seconda generazione o migranti integrati solo nominalmente.

Il vuoto normativo e culturale lasciato da un modello di accoglienza privo di vincoli ha generato una coesistenza instabile, fondata più su tolleranza passiva che su reale condivisione.
È il momento di ricostruire un paradigma fondato su regole certe, percorsi chiari, responsabilità reciproche.

Solo la ReImmigrazione può offrire questo quadro:
una via giuridica, politica e culturale per ripensare la cittadinanza non come concessione automatica, ma come esito meritato di un percorso autentico d’integrazione.

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