Con i Decreti Flussi 2024–2025 l’Italia si prepara ad accogliere, in soli due anni, oltre 332.450 lavoratori stranieri, ai quali si aggiungeranno ulteriori ingressi “fuori quota” attraverso la conversione dei permessi stagionali in permessi di lavoro subordinato.
Un numero impressionante, reso ancor più preoccupante dalla totale assenza di qualsiasi vincolo di integrazione.
Un modello superato e pericoloso
La logica che governa il sistema dei Decreti Flussi è rimasta la stessa degli ultimi decenni: l’immigrazione è concepita come mera forza lavoro, come una riserva economica da mobilitare secondo le esigenze contingenti del mercato.
Non si richiede, né si prevede, che chi entra in Italia:
- conosca la lingua italiana,
- comprenda le regole fondamentali della convivenza civile,
- aderisca realmente ai valori della società che lo ospita.
L’ingresso è subordinato esclusivamente a un’offerta di lavoro. Nessun controllo, nessuna verifica sull’effettiva capacità di integrarsi.
Così, anno dopo anno, si crea una massa crescente di persone presenti solo in funzione di necessità economiche, senza alcun vero progetto di integrazione.
Le conseguenze di questa visione economicista
Questo approccio produce gravi effetti collaterali:
- Marginalizzazione sociale: chi non si integra resta ai margini della società, alimentando tensioni, disagio e insicurezza.
- Precarietà: legare il soggiorno unicamente a un rapporto di lavoro crea condizioni di vita instabili, prive di reali prospettive di inclusione.
- Crisi della coesione sociale: senza un percorso di integrazione reale, si minano le basi stesse della comunità nazionale.
È evidente che un modello puramente economico dell’immigrazione è destinato a fallire, lasciando macerie sia per i migranti sia per la società ospitante.
La necessità di un nuovo paradigma: Integrazione o ReImmigrazione
È ora di abbandonare definitivamente questa logica miope e sterile.
Bisogna adottare un nuovo paradigma:
Integrazione o ReImmigrazione.
L’Italia deve:
- accogliere solo chi è disposto a integrarsi pienamente, lavorando, imparando la lingua e rispettando le regole fondamentali della convivenza civile;
- accompagnare verso la ReImmigrazione chi rifiuta di integrarsi o si dimostra incompatibile con i valori della nostra società.
Non si tratta di chiusura.
Non si tratta di respingimento indiscriminato.
Si tratta di responsabilità: verso gli italiani, verso gli stranieri che desiderano veramente diventare parte della nostra comunità, verso il futuro del nostro Paese.
Conclusione: il coraggio di cambiare rotta
Continuare a gestire l’immigrazione come semplice variabile economica significa tradire sia i diritti dei migranti sia la stabilità sociale italiana.
L’Italia ha bisogno di una politica migratoria fondata sull’integrazione reale, non su sanatorie continue o flussi incontrollati.
È tempo di voltare pagina.
È tempo di scegliere: Integrazione o ReImmigrazione.
Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID: 280782895721-36
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