Nel decimo anniversario dell’attentato al Bataclan, il politologo francese Gilles Kepel torna a lanciare un allarme sullo stato dell’Europa.
In un’intervista al Corriere della Sera, ha parlato dell’“alleanza jihadisti–estrema sinistra” e del rischio che questo asse ideologico metta in crisi l’idea stessa di Occidente.
La sua riflessione non è solo accademica: fotografa un’Europa smarrita, incapace di difendere i propri valori e di gestire le proprie contraddizioni interne.
Kepel descrive una nuova convergenza tra una parte della sinistra radicale europea e i movimenti islamisti, un’alleanza che lui definisce “islamo-goscista”.
Nata in nome della lotta alle disuguaglianze e dell’antimperialismo, questa unione “contronatura” avrebbe trasformato la questione sociale in uno scontro identitario.
Il risultato, secondo Kepel, è una frattura insanabile tra il mondo musulmano e quello occidentale, in cui la religione diventa il nuovo terreno di conflitto e la bandiera palestinese il simbolo di una ribellione cieca, svincolata da ogni riflessione sulla libertà e sulla democrazia.
In questa diagnosi risuona con forza il cuore del paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”: l’idea che l’Europa stia pagando il prezzo di aver sostituito il dovere dell’integrazione con il mito dell’accoglienza incondizionata.
Per decenni, il multiculturalismo ha negato l’esistenza di un comune denominatore di valori, trasformando l’inclusione in una somma di identità parallele.
Ma la società senza integrazione non diventa più giusta: diventa più fragile, più esposta ai radicalismi e alle ideologie del risentimento.
Il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” nasce proprio per rispondere a questa crisi.
Non propone chiusura, ma responsabilità: chi sceglie di vivere in Europa deve accettare le sue regole, la sua laicità, la sua libertà.
L’integrazione non è una gentile concessione, è un obbligo civico e giuridico.
E quando questo obbligo viene rifiutato, la ReImmigrazione diventa la conseguenza naturale, non una punizione ma l’esito logico di un patto infranto.
Come Kepel, anche questo paradigma riconosce che la minaccia principale per l’Occidente non viene solo dal terrorismo o dalle frontiere, ma dal disordine interno, da una società che non sa più cosa chiedere a chi arriva e cosa offrire a chi resta.
Quando la sinistra radicale confonde la lotta per l’uguaglianza con la giustificazione dell’islamismo politico, tradisce le proprie radici laiche e indebolisce l’idea stessa di civiltà occidentale.
E quando gli Stati rinunciano a esigere integrazione, abbandonano il terreno su cui si fonda la convivenza.
L’Europa potrà difendersi solo se tornerà a credere nella propria identità giuridica e morale: una comunità di diritti, ma anche di doveri.
L’integrazione, per funzionare, deve tornare a essere un percorso obbligatorio, non un’opzione ideologica.
Chi la rifiuta, sceglie consapevolmente un’altra strada: la ReImmigrazione.
Avv. Fabio Loscerbo
EU Transparency Register ID: 280782895721-36

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