Il recente annuncio del governo britannico, che ha stanziato dieci milioni di sterline per proteggere le comunità musulmane da episodi di odio e minacce, non è un semplice provvedimento di sicurezza.
È il segnale di un fallimento culturale e politico che riguarda l’intero modello europeo di gestione della diversità. Il Regno Unito, patria del multiculturalismo, oggi paga il prezzo di decenni in cui l’integrazione è stata sostituita dalla tolleranza passiva e la coesione sociale è stata confusa con la paura di giudicare.
Quando uno Stato arriva a finanziare la sicurezza di una singola comunità religiosa, significa che la convivenza ha smesso di essere spontanea. Significa che la società è frammentata, che i cittadini non si percepiscono più come parte di un unico corpo nazionale, ma come membri di gruppi che si fronteggiano, si proteggono e si rivendicano reciprocamente. È l’esatto contrario di ciò che dovrebbe rappresentare una vera integrazione.
Il caso britannico dimostra che l’antirazzismo, quando diventa ideologia, finisce per creare nuove disuguaglianze. Lo Stato che taceva davanti agli abusi delle grooming gangs per paura di essere accusato di razzismo, oggi si affanna a dimostrare la propria neutralità finanziando la protezione delle comunità musulmane. È la stessa logica che trasforma la colpa storica in debolezza politica e che, in nome della sensibilità, rinuncia alla giustizia.
L’Europa deve leggere questi segnali per quello che sono: un campanello d’allarme. L’integrazione non può essere lasciata al caso, né affidata al sentimentalismo. Deve basarsi su regole, doveri e responsabilità reciproche. Chi entra in un Paese europeo deve accettarne i principi, la lingua, la cultura giuridica e civile. Chi lo fa, diventa parte della comunità nazionale e merita tutela piena. Chi non lo fa, sceglie di restare fuori da quel patto e deve essere accompagnato a un ritorno ordinato, secondo il principio della ReImmigrazione.
Il paradigma Integrazione o ReImmigrazione nasce proprio da questa esigenza di equilibrio: non escludere, ma selezionare in base alla volontà di appartenere. In un mondo dove il multiculturalismo ha mostrato tutti i suoi limiti, serve un nuovo modello di cittadinanza fondata sull’integrazione reale, non sulla mera coesistenza.
Il Regno Unito ci offre oggi un esempio di come la paura di apparire discriminatori possa distruggere l’autorità dello Stato. Non è la diversità a minacciare l’Europa, ma la rinuncia a governarla.
Integrazione o ReImmigrazione significa ristabilire la linea di confine tra accoglienza e resa, tra solidarietà e dissoluzione. È la risposta di una civiltà che vuole continuare a essere se stessa.
Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID 280782895721-36

Lascia un commento