Negli ultimi due anni l’Europa ha avviato un profondo ripensamento della politica dei confini, sintetizzato in un ritorno (o un rafforzamento) del controllo tanto sui confini esterni quanto su quelli interni dell’area Schengen.
Il presente articolo analizza le ragioni di questo cambiamento, il ruolo di Paesi-chiave (quali Germany e France), e propone come la prospettiva “Integrazione o ReImmigrazione” possa offrire un’interpretazione alternativa del paradigma migratorio europeo.
1. Le ragioni del cambiamento
La libera circolazione nell’area Schengen — che ha come premessa l’abolizione dei controlli sistematici alle frontiere interne — è stata messa sotto pressione da una serie di fattori: a) flussi migratori irregolari in aumento, b) timori legati alla sicurezza interna e terrorismo, c) tensioni politiche interne legate alla percezione di perdita di controllo.
Il sito della Commissione europea ricorda che la norma consente agli Stati membri la “reintroduzione temporanea del controllo alle frontiere interne” solo in casi di “seria minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza interna”.
Un recente studio segnala che, dal 2015, gli Stati Schengen hanno reintrodotto controlli interni più di 400 volte, segnale di un’erosione della logica originaria del modello.
2. Il ruolo di Germania e Francia
A titolo di esempio. La Germania ha annunciato l’estensione dei controlli alle frontiere interne per affrontare la migrazione irregolare e il crimine transfrontaliero.
La Francia e la Germania hanno concordato una cooperazione rafforzata per i trasferimenti semplificati di migranti irregolari.
Queste iniziative indicano un cambio di priorità: non più solo accoglienza e integrazione, ma controllo, rimpatri, responsabilizzazione dei paesi di arrivo.
3. L’Unione europea: strumenti e contraddizioni
L’UE ha messo in campo strumenti come la revisione del Schengen Borders Code (SBC) e la proposta del New Pact on Migration and Asylum per armonizzare azione e responsabilità tra Stati membri.
Tuttavia la contraddizione è evidente: da un lato si richiede solidarietà e mutua assistenza; dall’altro si concede ai singoli Stati ampi margini di autonomia (eccessivo forse) nell’uso dei controlli, con il rischio di indebolire il regime Schengen stesso.
4. Verso una politica di “responsabilità migratoria”
Dal punto di vista del paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”, questo cambiamento può essere interpretato come una fase di transizione verso un modello in cui:
1) l’integrazione è condizionata a criteri più stringenti (lingua, educazione civica, contributo alla comunità);
la componente
2) “ReImmigrazione” emerge come strumento complementare: rimpatri, accordi con paesi terzi, responsabilità condivisa nella gestione dei flussi.
In tale ottica, il controllo dei confini non è solo misura di sicurezza, ma strumento attraverso il quale un soggetto politico (lo Stato o la comunità nazionale) afferma la propria sovranità e stabilisce le regole della convivenza.
5. Quali scenari per l’Italia?
Per l’Italia — Paese che è sia frontiera orientale che meridionale dell’Europa — il rilancio di una politica di controllo dei confini implica:
a) rafforzare le strutture di primo arrivo e identificazione;
b) valorizzare il ruolo della cooperazione internazionale e della rimpatriazione;
c) definire chiaramente i criteri di integrazione, evitando l’accoglienza indiscriminata.
Questo non significa abbandonare l’integrazione, ma renderla coerente con interessi di coesione interna e sicurezza nazionale.
6. Conclusione
Il ritorno al controllo dei confini in Europa non è semplice «resistenza all’apertura», bensì segnale di un cambiamento di paradigma: dall’impostazione liberale e aperta degli anni precedenti ad una visione più pragmatica, selettiva e responsabilizzante.
Per il modello “Integrazione o ReImmigrazione”, questa fase rappresenta un momento cruciale: o l’integrazione viene riformata da un sistema più forte di controllo e partecipazione, oppure la “ReImmigrazione” rischia di diventare l’unica alternativa credibile.
Conviene all’Italia e all’Europa accompagnare questa fase con strumenti normativi chiari, controlli efficaci e una politica di comunicazione che restituisca fiducia ai cittadini.
Avv. Fabio Loscerbo – lobbista registrato ID 280782895721-36

Lascia un commento