Dall’asilo alla selezione: il tramonto dei diritti e la proposta del paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”

Negli ultimi mesi, l’Europa ha assistito a un irrigidimento delle politiche d’asilo. Austria, Germania, Francia e Italia stanno prendendo in considerazione misure restrittive: limiti alla ricongiunzione familiare, procedure accelerate di respingimento e persino centri offshore. Il riferimento esplicito è al “modello britannico”, poi abbandonato per via degli ostacoli legali e costituzionali. A questo si aggiunge il modello italiano dell’accordo con l’Albania. Ma la vera domanda è: dove stiamo andando?

1. Il modello britannico e il contagio europeo

Nel Regno Unito, il “Rwanda Scheme” – che prevedeva la deportazione forzata dei richiedenti asilo verso uno Stato terzo – è stato smantellato dalla Corte Suprema, che lo ha ritenuto contrario al diritto internazionale. Nonostante ciò, molti Paesi europei stanno replicando quell’impostazione: dalla moltiplicazione dei Paesi sicuri ai respingimenti immediati, fino all’esternalizzazione delle domande d’asilo fuori dal territorio UE.

La Commissione Europea, con il nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, promuove un sistema di rimpatri automatizzati e centri trattenuti di frontiera. Ma le Corti nazionali e la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE hanno già espresso forti riserve.

2. Le iniziative nei singoli Paesi

  • Austria: sospensione temporanea dei ricongiungimenti familiari per migranti a causa della saturazione del sistema di accoglienza.
  • Germania: proposta di blocco alle ricongiunzioni per beneficiari di protezione sussidiaria.
  • Francia: tentativi di riforma restrittiva, parzialmente annullati dal Consiglio costituzionale.
  • Italia: adozione di misure accelerate e valutazioni su accordi bilaterali (come con l’Albania), in un clima di progressivo svuotamento delle garanzie.

3. Il problema di fondo: da diritto a utilità

Il passaggio è evidente: dal diritto soggettivo di chi fugge a un conflitto o a una persecuzione, si passa al criterio della “funzionalità sociale”. Se sei “utile”, puoi restare; altrimenti no. Una logica inaccettabile sul piano costituzionale e pericolosa sul piano sociale.

La protezione non può essere condizionata da valutazioni economiche, né ridotta a permesso premio per chi produce reddito.

4. Integrazione o ReImmigrazione: un paradigma necessario

L’alternativa è il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”: un modello che si basa su un patto bilaterale tra migrante e Stato ospitante. Il diritto a rimanere in Europa dovrebbe dipendere da:

  • Apprendimento della lingua e dei principi costituzionali;
  • Rispetto delle norme e delle istituzioni;
  • Dimostrazione concreta di voler partecipare alla vita della comunità.

Chi non soddisfa questi elementi non va criminalizzato, ma va accompagnato con dignità in un percorso strutturato e ordinato di ritorno nel Paese d’origine. Questa è la ReImmigrazione, come alternativa civile al caos dell’irregolarità o alla rigidità dell’espulsione cieca.

5. Le restrizioni viste con occhi diversi: il modello Albania come opportunità condizionata

Non tutte le esternalizzazioni vanno respinte in blocco. Il cosiddetto modello Albania, ad esempio, può rappresentare una soluzione di gestione alternativa, purché rispettosa delle garanzie procedurali, del diritto di difesa e del principio di non-refoulement. L’importante è che sia inserita in un quadro bilaterale chiaro, trasparente e verificabile.

Tuttavia, senza un sistema interno che favorisca e monitori l’integrazione, e senza un meccanismo di ReImmigrazione ben articolato, simili modelli rischiano di diventare strumenti isolati e iniqui. Non è l’accordo con Tirana ad essere di per sé sbagliato: è l’assenza di una politica strutturale che distingue tra chi si integra e chi rifiuta di farlo, a minare la legittimità complessiva del sistema.

6. Conclusione: quale futuro per l’asilo?

Il diritto d’asilo ha senso solo se inserito in un progetto politico coerente, dove accoglienza e doveri si bilanciano. Oggi l’Europa vive una crisi di coerenza, più che una crisi migratoria. Il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” può offrire una bussola giuridica, politica e civile. Non si tratta di chiudere le porte, né di spalancarle senza criterio: si tratta di scegliere chi vuole davvero far parte della nostra comunità, e accompagnare chi non intende farlo verso un ritorno umano, regolato, dignitoso.


🔗 Fonti utili:


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista registrato – ID Trasparenza UE: 280782895721‑36

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