Superare la visione economicista dell’immigrazione

di Avv. Fabio Loscerbo – Avvocato e Lobbista

L’articolo pubblicato da Il Bo Live dell’Università di Padova, dal titolo “Tito Boeri: ‘Pensioni, impossibile fare a meno degli immigrati’”, propone con forza un approccio ormai ricorrente e – a mio avviso – profondamente miope: l’immigrazione come strumento per salvare il sistema pensionistico.

Boeri afferma che:

“È molto importante che arrivino immigrati e che paghino i contributi. È importante per permettere la sostenibilità del nostro sistema previdenziale. Con la sola natalità italiana, questo sistema non regge”.

Questa impostazione tradisce una visione puramente utilitaristica del fenomeno migratorio: l’immigrato non è più persona, ma risorsa. Una risorsa numerica, utile a tappare le falle dell’equilibrio demografico e finanziario del Paese.

Questa visione economicista, portata avanti da decenni da istituzioni accademiche, centri studi, fondazioni bancarie e anche da alcuni settori della politica, ha completamente fallito. L’Italia – che si sarebbe dovuta “salvare” grazie all’immigrazione – oggi è invece attraversata da tensioni sociali, ghetti, lavoro nero, degrado urbano e disgregazione comunitaria.

È tempo di cambiare paradigma.

Il nuovo paradigma: Integrazione o ReImmigrazione

Contro l’ideologia dell’immigrazione come “iniezione contributiva”, serve una regola chiara, semplice, etica: entra in Italia e vi resta solo chi si integra. Chi non si integra, deve essere riaccompagnato nel Paese d’origine.

L’immigrazione non può essere un diritto incondizionato. È una possibilità, subordinata al rispetto di un triplice dovere:

  1. Imparare la lingua italiana;
  2. Lavorare o darsi da fare per contribuire al Paese ospitante;
  3. Rispettare le regole della convivenza civile.

Chi non adempie a questi tre criteri, deve essere destinato alla ReImmigrazione. Non espulsione punitiva, ma un principio di razionalità politica: se non condividi o non accetti il patto sociale italiano, torni nel tuo contesto originario.

Questo è un principio che si fonda su una visione etica dell’appartenenza, non sul cinismo della necessità economica. Un principio che trova radici nel pensiero mazziniano: la cittadinanza e il diritto a far parte di una comunità non possono essere svincolati dal dovere morale di contribuire alla sua crescita e al suo ordine.

La retorica della necessità: una trappola

Ridurre il migrante a una “leva contributiva” è pericoloso quanto inefficace. Come se il contributo INPS fosse più importante del rispetto delle leggi o della sicurezza pubblica. Come se bastasse “riempire i buchi” della popolazione senza preoccuparsi della coesione nazionale.

L’immigrazione può essere una risorsa solo se accompagnata da un progetto serio di integrazione. Altrimenti è solo un’invasione silenziosa tollerata in nome di un feticcio economico.

Il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” segna una rottura netta con la visione che Boeri e altri continuano a promuovere. È tempo di metterlo al centro del dibattito pubblico e delle scelte politiche.


📌 Pubblicato su www.reimmigrazione.com

Avv. Fabio Loscerbo
Avvocato e Lobbista iscritto al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID: 280782895721-36

Commenti

Lascia un commento