Corpo nazionale o polizie regionali dell’immigrazione? Il dibattito è aperto

Nel precedente articolo pubblicato su ReImmigrazione.com avevo avanzato la proposta di istituire un Corpo di Polizia dell’Immigrazione nazionale, una forza specializzata dedicata alla gestione del paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”.

L’idea partiva da un principio semplice: se l’immigrazione è una realtà strutturale, non può essere gestita con logiche emergenziali o frammentate. Serve un corpo unico, preparato, con competenze giuridiche, linguistiche e interculturali, capace di rendere effettiva la legalità dell’integrazione e la concretezza della ReImmigrazione.

Ma nelle ultime settimane, riflettendo sul quadro territoriale italiano, si è aperta una possibile alternativa: e se invece di un corpo nazionale si pensasse a polizie regionali dell’immigrazione?
Ogni regione vive infatti il fenomeno migratorio in modo diverso.
Secondo i dati ISTAT aggiornati al 2024, gli stranieri residenti in Italia sono circa 5,3 milioni, pari all’8,9 % della popolazione. Tuttavia, la loro distribuzione è fortemente disomogenea: oltre il 60 % vive nel Nord, con concentrazioni significative in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre il Sud registra percentuali più basse ma un impatto maggiore sul piano dell’accoglienza.
In Emilia-Romagna e Lombardia prevale un’immigrazione lavorativa e integrata; in Sicilia e Calabria, invece, le sfide sono legate agli sbarchi e alla gestione dei centri di accoglienza.

Di fronte a tale varietà di scenari, qualcuno potrebbe chiedersi se non sia più efficace un modello decentrato, dove ciascuna Regione dispone di una propria Polizia dell’Immigrazione, con poteri amministrativi e funzioni di prossimità.
Un corpo regionale, infatti, potrebbe operare in stretto contatto con i servizi territoriali – lavoro, formazione, sanità, casa – e rispondere più rapidamente alle esigenze locali.
Al contrario, un corpo nazionale garantirebbe uniformità, formazione centralizzata e standard univoci di applicazione del diritto.
Due modelli, due visioni:
Il Corpo nazionale punta alla coerenza, alla forza unitaria dello Stato e a una linea di comando chiara.
Le Polizie regionali valorizzano la sussidiarietà, la conoscenza del territorio e la flessibilità amministrativa.

Entrambi, tuttavia, potrebbero essere coerenti con la filosofia della ReImmigrazione:
– il primo assicurando un controllo integrato e sistemico;
– il secondo permettendo un’integrazione più capillare e vicina alle comunità.

La questione, allora, non è solo organizzativa: è culturale e politica.
Perché scegliere significa definire la natura stessa della gestione dell’immigrazione in Italia.
Vogliamo un sistema che esprima la forza unitaria dello Stato o un modello che rifletta le differenze dei territori?
Vogliamo una direzione unica e centralizzata o più centri autonomi che collaborano secondo principi comuni?
In fondo, entrambe le opzioni rispondono alla stessa esigenza: rendere effettivo il principio di Integrazione o ReImmigrazione.
La differenza è nel modo in cui intendiamo costruire lo Stato del futuro: più forte al centro o più consapevole nelle sue periferie.
È su questa scelta che si giocherà la credibilità delle politiche migratorie italiane ed europee nei prossimi anni.


Avv. Fabio Loscerbo
ID Registro per la Trasparenza UE 280782895721-36

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