La Sentenza numero 9812 del 24 ottobre 2025 del Tribunale di Bologna rappresenta un nuovo passo nel processo di trasformazione del diritto dell’immigrazione italiano.
Con il riconoscimento del diritto alla protezione complementare, il giudice riafferma che il radicamento sociale, lavorativo e linguistico del cittadino straniero costituisce un valore giuridico in sé: non un semplice indice di integrazione, ma la condizione che impedisce uno sradicamento contrario alla dignità della persona.
Questa impostazione consolida la funzione della protezione complementare come laboratorio di sperimentazione del paradigma europeo “Integrazione o ReImmigrazione”.
L’idea di fondo è chiara: l’integrazione non può essere solo dichiarata, ma deve essere verificabile, concreta e continuativa.
Il lavoro, la conoscenza della lingua, il rispetto delle regole e i legami sociali diventano criteri misurabili che distinguono chi partecipa alla vita comunitaria da chi non ha intrapreso alcun percorso di appartenenza.
In questa prospettiva, la giurisprudenza bolognese non crea nuovi diritti, ma traduce in termini giuridici un principio politico e culturale: la tutela deve premiare la responsabilità individuale.
Chi contribuisce, resta. Chi rifiuta il percorso di integrazione, rientra.
È un equilibrio che unisce il rispetto della persona all’esigenza di ordine e coesione sociale.
La protezione complementare assume così il ruolo di motore evolutivo del paradigma, perché è nel suo ambito che il diritto sperimenta una nuova grammatica: quella che unisce libertà e dovere, accoglienza e verifica, permanenza e responsabilità.
Ogni decisione come questa contribuisce a costruire una visione europea dell’immigrazione fondata non più sull’assistenza, ma sulla partecipazione e sull’integrazione consapevole.
Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista iscritto al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID 280782895721-36

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