Le novità introdotte
Il Consiglio dei Ministri del 4 settembre 2025 ha approvato nuove disposizioni in materia di ingresso regolare dei lavoratori stranieri.
Tra i punti principali:
- Nulla osta: il termine decorre non più dalla presentazione della domanda, ma dal momento dell’imputazione in quota, per accelerare le procedure.
- Precompilazione a regime: diventa definitiva la precompilazione digitale delle richieste di nulla osta, con limite massimo di tre domande per datore, esteso anche al lavoro stagionale.
- Controlli più ampi: le verifiche sulla veridicità delle dichiarazioni dei datori si estendono a nuove tipologie di ingressi (ricerca, volontariato, altamente qualificati).
- Permanenza legittima: viene chiarito che lo straniero ha diritto a soggiornare e lavorare non solo in attesa del rilascio o rinnovo, ma anche durante la conversione del permesso.
- Tutela delle vittime di sfruttamento: il permesso di soggiorno per le vittime di caporalato e sfruttamento passa da 6 a 12 mesi, con pari durata per i permessi per protezione sociale. Previsto anche l’accesso all’Assegno di inclusione.
- Assistenza familiare fuori quota: l’ingresso per l’assistenza a disabili e grandi anziani viene stabilmente escluso dalle quote. Per i primi 12 mesi l’attività lavorativa resta vincolata e il cambio datore necessita di autorizzazione dell’ITL.
- Ricongiungimenti familiari: il termine per il rilascio del nulla osta sale da 90 a 150 giorni, in linea con la normativa UE.
Un pacchetto che modernizza le procedure, rafforza i controlli e amplia alcune tutele. Ma manca un tassello decisivo.
L’integrazione dimenticata
Nessuna delle misure approvate parla di integrazione.
Non vi è traccia di percorsi di formazione linguistica, programmi di inserimento sociale, sostegno all’abitare, strumenti di coesione con i territori.
Il Decreto Flussi continua a trattare l’immigrazione come questione di quote e procedure, dimenticando che l’integrazione è condizione essenziale per rimanere in Italia.
Chi non si integra non può costruire un futuro stabile nel nostro Paese.
La lezione della giurisprudenza
Proprio in questi giorni, il Tribunale di Bologna ha ribadito questo principio.
Con la sentenza del 29 agosto 2025 (R.G. 11352/2023), è stata riconosciuta la protezione speciale a una cittadina straniera stabilmente presente in Italia.
I giudici hanno valorizzato:
- un contratto di lavoro regolare,
- l’autonomia economica,
- la conoscenza della lingua italiana,
- e le relazioni sociali e affettive consolidate.
Il Collegio ha ritenuto che l’allontanamento avrebbe determinato una lesione della vita privata tutelata dall’art. 8 CEDU e dall’art. 19 TUI
In altre parole, ciò che il decreto ignora, la giurisprudenza riconosce: l’integrazione è la base giuridica e sociale che giustifica la permanenza in Italia.
Conclusione: il laboratorio della protezione complementare
Il Decreto Flussi 2025 introduce miglioramenti procedurali e amplia le quote, ma non offre alcuna visione sull’integrazione.
La giurisprudenza, invece, afferma chiaramente che integrazione significa diritto a rimanere.
Per questo motivo sostengo che la protezione complementare possa diventare il laboratorio dove dare attuazione al nuovo paradigma:
- premiare chi lavora, studia la lingua e rispetta le regole;
- garantire stabilità a chi si integra;
- orientare la politica migratoria italiana non solo sul numero di ingressi, ma sulla qualità dell’inserimento sociale.
Integrazione o Reimmigrazione: questa è la scelta che l’Italia deve compiere, e la protezione complementare può esserne il terreno di sperimentazione più avanzato.
Avv. Fabio Loscerbo – Lobbista iscritto al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea, ID 280782895721-36
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