Integrazione o Reimmigrazione: il paradigma giuridico-sociale oltre la retorica della “Remigration” tedesca



Il dibattito politico tedesco degli ultimi mesi ha riportato alla ribalta la parola Remigration, termine adottato e poi ridimensionato dall’Alternative für Deutschland (AfD).

Il concetto, nella sua formulazione originaria, evocava scenari di rimpatri di massa, estesi persino a cittadini naturalizzati o a persone con radicamento decennale.

Non a caso, nel 2023 la giuria linguistica tedesca lo ha definito Unwort des Jahres (“parola-mostro dell’anno”), proprio per la sua carica eversiva e per l’eco di deportazioni che la storia europea conosce fin troppo bene.

Di fronte a critiche istituzionali e timori di incostituzionalità, l’AfD ha parzialmente eliminato il termine dal proprio manifesto politico nel luglio 2025, preferendo un linguaggio più prudente.

Ma la questione resta aperta: l’opinione pubblica tedesca esprime una forte richiesta di regole chiare sull’immigrazione, mentre le soluzioni radicali vengono respinte come incompatibili con lo Stato di diritto.

La differenza sostanziale: paradigma identitario vs paradigma giuridico

La Remigration dell’AfD si fonda su presupposti etnico-culturali: non chi si comporta, ma chi si è. La minaccia dell’espulsione prescinde dal rispetto delle leggi o dal grado di integrazione individuale, per legarsi invece a una visione di “appartenenza originaria” alla comunità nazionale.

Il paradigma di “Integrazione o Reimmigrazione”, al contrario, nasce da una logica giuridico-costituzionale:

1) lo straniero che entra in Italia (o in Europa) ha un obbligo positivo di integrazione,

2) integrazione significa lavoro, lingua, rispetto delle regole,

3) chi non si integra, pur avendone la possibilità, deve tornare nel proprio Paese d’origine (Reimmigrazione).

Non è una questione di etnia, ma di comportamento conforme ai valori della società ospitante. Non un destino collettivo, ma una responsabilità individuale.

Il ridimensionamento tedesco come conferma della validità del paradigma

Il fatto che l’AfD abbia dovuto attenuare la propria retorica sulla Remigration dimostra che:

1. Le istituzioni democratiche non tollerano soluzioni radicali che richiamano a discriminazioni collettive.

2. Rimane, tuttavia, una forte domanda sociale di condizionalità e responsabilità nei percorsi migratori.

È in questo spazio vuoto che il paradigma Integrazione o Reimmigrazione si inserisce come terza via:

A) rifiuta le deportazioni di massa,

B) evita il lassismo di chi considera l’integrazione una scelta opzionale,

C) propone una via costituzionalmente orientata e politicamente praticabile.

Verso un nuovo mainstream europeo

Il concetto di “potenza civile” che ha guidato la Germania nel dopoguerra è oggi in crisi, così come lo sono le vecchie politiche di accoglienza senza condizioni. L’Europa ha bisogno di un linguaggio nuovo e credibile, capace di coniugare diritti e doveri, inclusione e responsabilità.

“Integrazione o Reimmigrazione” può divenire il paradigma di riferimento:

diritti fondamentali garantiti,

obblighi di integrazione verificabili,

reimmigrazione come conseguenza giuridica della mancata adesione ai valori condivisi.


Un principio che non divide su base etnica, ma che rafforza la coesione sociale e restituisce fiducia al cittadino.




Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista iscritto al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID 280782895721-36

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