GERMANIA: STOP AI RICONGIUNGIMENTI IN ASSENZA DI INTEGRAZIONRE


Di Avv. Fabio Loscerbo – Lobbista registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea (ID 280782895721-36)

La Germania cambia passo sull’immigrazione.

E lo fa nel segno della coerenza giuridica e della responsabilità politica.

Con l’approvazione da parte del Bundestag della sospensione per due anni dei ricongiungimenti familiari per chi ha ottenuto la protezione sussidiaria, accompagnata dallo stop ai finanziamenti statali alle ONG impegnate nei soccorsi in mare, il governo guidato da Friedrich Merz lancia un messaggio netto, che merita attenzione e rispetto.

La misura non deve essere letta come un atto punitivo, né tantomeno come una chiusura indiscriminata.

Al contrario, si tratta di uno strumento equilibrato e razionale per ristabilire un ordine di priorità e offrire un tempo adeguato per l’effettiva integrazione a chi ha ottenuto una protezione che, ricordiamolo, è diversa per natura e finalità dalla protezione complementare.

La protezione sussidiaria, infatti, ha carattere residuale e temporaneo: è pensata per tutelare persone esposte a gravi rischi nel paese d’origine, ma non puo’ garantire automaticamente un radicamento familiare e sociale in Europa.

Il principio è semplice e giusto: prima di estendere benefici durevoli come il ricongiungimento, è necessario valutare se vi sia stato un autentico percorso di inserimento sociale, linguistico, culturale e lavorativo.

Questa sospensione, dunque, non nega un diritto, ma dà tempo al sistema e agli individui per verificare se vi siano i presupposti per una permanenza stabile e responsabile.

L’Italia e l’Europa intera devono prendere esempio. Serve una riflessione profonda che porti ad abbandonare la logica emergenziale e assistenzialista, per costruire un modello migratorio fondato sull’equilibrio tra doveri e diritti.

È tempo di introdurre il nuovo paradigma dell’“Integrazione o ReImmigrazione”, che si fonda su tre pilastri:

1. Chi si integra può restare: attraverso lavoro regolare, conoscenza della lingua, adesione ai valori costituzionali.


2. Chi non si integra, deve rientrare nel proprio Paese: con dignità, ma anche con fermezza.

La solidarietà non può più essere disgiunta dal principio di responsabilità. L’immigrazione non è un diritto incondizionato, ma un processo che deve essere gestito nel rispetto delle comunità ospitanti e dei principi dello Stato di diritto.

Non si tratta di respingere, ma di ristabilire un equilibrio.

Di dire finalmente che l’accoglienza non è un automatismo, ma un percorso che deve avere un senso, una direzione e – se necessario – anche un termine.

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