La giurisprudenza rafforza il principio “integrazione o reimmigrazione”
Il Tribunale di Bologna, con ordinanza del 26 marzo 2025 (n. R.G. 2025/3017-1), ha stabilito un principio che si inserisce perfettamente nel paradigma dell’integrazione come obbligo: anche la ricevuta della richiesta di primo rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari deve contenere il codice fiscale, perché il cittadino straniero ha il diritto di lavorare fin da subito.
Il giudice ha infatti ordinato alla Questura di Bologna di apporre immediatamente il codice fiscale sul “cedolino” rilasciato in esecuzione di una precedente sospensiva del rigetto. Tale codice, ha osservato il Tribunale, è indispensabile per esercitare il diritto al lavoro, garantito dall’art. 30 del Testo Unico Immigrazione.
Lavoro non come favore, ma come dovere
Questa pronuncia non si limita a tutelare il diritto del singolo, ma conferma un principio fondamentale del nostro ordinamento: la permanenza regolare in Italia deve essere finalizzata all’inserimento lavorativo. Il diritto a lavorare, infatti, non è scollegato dall’obbligo di partecipare al progetto d’integrazione.
Chi è autorizzato a rimanere in Italia – anche solo in via provvisoria – non può restare inerte: ha l’opportunità (e dunque il dovere) di rendersi parte attiva, cercare lavoro, apprendere la lingua, rispettare le regole.
Integrazione o reimmigrazione
In questo contesto, il paradigma della ReImmigrazione si rafforza: non può esistere diritto di soggiorno privo di un impegno concreto verso l’integrazione. Non può permanere in Italia chi rifiuta ogni forma di partecipazione alla società che lo accoglie.
L’integrazione non è un premio, ma un dovere civile. Chi non lavora, non impara l’italiano, non rispetta le leggi, non sta costruendo un futuro qui. E in tal caso, la logica conseguenza è il ritorno nel Paese d’origine.
Conclusione
Questa ordinanza di Bologna non è solo un atto giudiziario: è un segnale culturale e giuridico forte. L’Italia riconosce il diritto al lavoro anche in fase preliminare, ma ciò implica che ogni straniero deve attivarsi per integrarsi. È il momento di trasformare l’integrazione in regola generale, non eccezione.
Chi si integra resta.
Chi rifiuta di farlo, torna indietro.
Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo iscritto al Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID 280782895721-36
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