Integrazione o ReImmigrazione: una soluzione equilibrata senza pregiudizi ideologici

Il dibattito sull’immigrazione è spesso ostaggio di narrazioni polarizzate: da un lato, chi sostiene l’accoglienza senza limiti e dall’altro, chi vorrebbe chiudere ogni confine.

L’articolo pubblicato su Famiglia Cristiana (link) dal titolo “Identitari: la ‘soluzione’ per l’immigrazione? La deportazione di massa” rientra purtroppo in questa dinamica, dipingendo in modo semplicistico e fuorviante qualsiasi tentativo di regolamentazione dell’immigrazione come una forma di esclusione e discriminazione.

Nell’articolo si associa la remigrazione a movimenti di estrema destra, dipingendola come un’ideologia repressiva basata su espulsioni di massa e politiche draconiane contro gli stranieri.

Tuttavia, questa è una rappresentazione errata e ingannevole, perché esistono approcci alternativi che coniugano il principio di accoglienza con quello di responsabilità reciproca.

Tra questi, il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”, che ho sviluppato e approfondito su ReImmigrazione.com, offre una prospettiva basata sulla sostenibilità, sulla giustizia sociale e sulla protezione dei migranti che hanno realmente contribuito alla società.

Il Principio del Contratto Sociale e l’Integrazione

Nel mio articolo Il principio di Integrazione o ReImmigrazione come frutto di un contratto sociale, ho spiegato come l’immigrazione non possa essere trattata solo come un diritto unilaterale. Accogliere significa offrire opportunità e diritti, ma richiede anche doveri da parte di chi viene accolto.

Questo è il cuore del contratto sociale, un concetto che risale a filosofi come Rousseau e che è stato ripreso nel pensiero di Mazzini. L’integrazione non può avvenire automaticamente, ma deve essere il frutto di un impegno reciproco tra lo Stato e il migrante.

In questo senso, il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” non è un meccanismo punitivo, ma una logica di equilibrio: chi si impegna a lavorare, imparare la lingua e rispettare le regole merita di rimanere; chi invece rifiuta questi principi non può pretendere di beneficiare indefinitamente del sistema.

Non c’è nulla di discriminatorio in questo concetto: si tratta di una regola basilare di giustizia sociale e sostenibilità.

Superare la Visione Economicista dell’Immigrazione

Uno dei principali errori della narrazione corrente sull’immigrazione è l’approccio puramente economicista, che considera i migranti solo in base alla loro utilità per il mercato del lavoro.

Nel mio articolo Superare la visione economicista dell’immigrazione: un nuovo paradigma basato sull’integrazione o sulla reimmigrazione, ho spiegato come questo approccio sia riduttivo e pericoloso.

Non possiamo valutare l’immigrazione solo in termini di numero di posti di lavoro occupati o di bisogni demografici.

Un’immigrazione sostenibile deve tener conto dell’impatto sociale, della coesione comunitaria e del rispetto delle regole condivise.

È per questo che il concetto di integrazione non può ridursi a un mero calcolo economico, ma deve includere elementi fondamentali come la conoscenza della lingua e il rispetto delle leggi.

ReImmigrazione: Un Sistema Regolato, non una Deportazione di Massa

L’articolo di Famiglia Cristiana (link) tenta di associare qualsiasi forma di controllo sui flussi migratori a espulsioni di massa e politiche inumane. Questo è un argomento fallace, perché ignora che esistono strumenti giuridici per gestire il fenomeno senza violare i diritti umani.

Nel mio articolo ReImmigrazione: per realizzarla, attuare il sistema della procedura complementare, ho analizzato come il principio di ReImmigrazione possa essere implementato attraverso meccanismi di rientro regolati e progressivi, senza ricorrere a misure draconiane.

Non si tratta di espellere indiscriminatamente, ma di garantire che chi non ha interesse a integrarsi possa essere assistito in un percorso di ritorno dignitoso.

Il Pensiero di Mazzini e l’Integrazione

Un altro errore comune nelle critiche al paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” è quello di etichettarlo come un’idea nazionalista o di chiusura. In realtà, questo modello ha profonde radici nel pensiero mazziniano, come ho spiegato nell’articolo Integrazione e ReImmigrazione nel pensiero di Mazzini.

Mazzini vedeva la cittadinanza come un vincolo di partecipazione attiva alla comunità. Non era sufficiente nascere in un Paese per farne parte: bisognava dimostrare di condividere i suoi valori e contribuire alla sua crescita.

Questo è esattamente il principio che ispira il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”: chi dimostra di voler far parte della società viene accolto, chi non lo fa non può pretendere di rimanere senza condizioni.

Conclusione: Un Modello Sostenibile e Giusto

L’articolo di Famiglia Cristiana (link) è un esempio di come il dibattito sull’immigrazione venga spesso ridotto a una lotta tra buonismo e repressione. Ma esiste una terza via, fondata sulla razionalità e sul rispetto reciproco.

Il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione” non è razzista, non è xenofobo e non è discriminatorio. Al contrario, è una proposta di giustizia sociale, che tutela gli immigrati integrati, protegge il welfare e garantisce la sostenibilità del sistema.

Continuare a ignorare la necessità di una gestione regolata dell’immigrazione significa condannare sia i cittadini che i migranti a un futuro di instabilità e insicurezza.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea – ID: 280782895721-36

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